Israeliani comprano Zetagi
Agli israeliani di Tambour lo storico colorificio Zetagi-Veneziani. Le vernici speciali utilizzate nelle costruzioni navali, aeronautiche e per grandi opere civili e militari. Swiss Merchant Corporation, boutique di corporate finance di Lugano guidata da Francesco Caputo Nassetti, ha assistito il fondo di private equity APE Limited Partnership nella cessione dell’intera quota di controllo del Colorificio Zetagi alla società Tambour, principale produttore israeliano di vernici speciali per i settori aeronautico, navale, edilizio e dei trasporti. Tambour ha acquistato, oltre al 100% del capitale del Colorificio Zetagi, anche l’esposizione debitoria della società verso la principale finanziatrice Veneto Banca, con l’ausilio di Swiss Merchant Corporation.
Il Colorificio Zetagi, con sede a Olmo di Creazzo (Vicenza), nasce nel 1957 e nel corso degli anni si espande acquisendo altri marchi tra cui, nel 2011, la storica azienda Veneziani, la più antica nel settore delle vernici anticorrosive e navali, fondata nel 1863. Le vernici speciali Zetagi sono state utilizzate nella costruzione di piattaforme marine e di grandi opere tra cui lo Juventus Stadium, la Torre Diamante a Milano, l’avveniristica stazione per l’alta velocità ad Afragola (NA) progettata dall’archistar Zaha Hadid e le nuove stazioni di Torino Porta Susa e Roma Tiburtina. Attualmente l’azienda vicentina occupa 56 dipendenti e fattura circa 15 milioni di euro.
Tambour, fondata nel 1936, produce materiali avanzati per le costruzioni e vernici speciali per aerei, navi e mezzi di trasporto civili e militari. La società, leader del mercato israeliano, è controllata dal Gruppo Kusto, una conglomerata internazionale con partecipazioni globali nei settori dell’edilizia, delle infrastrutture e dell’energia. In Israele, Tambour ha impianti di produzione a Ashkelon nel Negev occidentale, ad Acri lungo la costa nord del paese e nel kibbutz di Gesher vicino al lago di Tiberiade. La società fattura circa 200 milioni di dollari; la sua rete commerciale si estende in Est Europa, Grecia, Vietnam, Sud Africa e Usa.
Il successo di questa operazione – afferma Francesco Caputo Nassetti, amministratore delegato di Swiss
Merchant Corporation, considerato uno dei maggiori esperti in crediti deteriorati e docente di diritto
bancario all’Università di Ferrara – è stato coniugare sofisticate competenze legali e finanziarie. Proprio
questo aspetto contraddistingue la nostra società che opera nella gestione di fondi chiusi di investimento e
fornisce dal 1990 servizi di advisory per operazioni straordinarie di corporate finance, come acquisizioni,
fusioni e ristrutturazioni del debito
Yesmoke
Capitali svizzeri salvano la Yesmoke di Settimo Torinese (TO).
L’azienda produrrà anche sigarette “green” made in Italy con tabacco biologico.
Swiss Merchant Corporation, boutique di corporate finance di Lugano guidata da Francesco
Caputo Nassetti, si è aggiudicata, tramite la newco Tuxedo S.r.l., società creata ad hoc, l’asta
fallimentare della Yesmoke S.p.a., acquisendo il ramo d’azienda per la produzione di
sigarette nello stabilimento di Settimo Torinese (TO), che occupa 51 dipendenti ed ha una
capacità di lavorazione di trenta container di sigarette al mese.
L’impianto industriale totalmente automatizzato si estende su una superficie di ottomila
mq. e può lavorare su due linee di produzione parallele che utilizzano tecnologia avanzata e
un sistema di controllo di qualità sulle materie prime durante la lavorazione e sul prodotto
finito. Swiss Merchant Corporation intende sviluppare anche la produzione di sigarette
“green” con tabacco biologico proveniente da coltivazioni ecosostenibili senza pesticidi,
raccolto a mano e lavorato senza l’aggiunta di additivi, conservanti o altri trattamenti
chimici.
L’azienda sarà dotata di un laboratorio di ricerca per produrre sigarette con carta priva di
alta concentrazione di gomma e con filtri più naturali. Per rendere più efficiente l’impianto
di Settimo Torinese saranno adottate soluzioni tecniche che consentiranno a Yesmoke di
prevedere la domanda e di pianificare la produzione di sigarette per adattarla
all’andamento del mercato nazionale ed estero, anche in funzione di partnership con
aziende del settore operanti in Europa.
Il 98% delle sigarette acquistate in Italia è prodotto all’estero e gli unici due impianti
funzionanti sono quello della Yesmoke a Settimo Torinese e la Manifattura Tabacco, nelle
Marche, in amministrazione controllata. L’Italia è il primo produttore ed esportatore
europeo di tabacco non lavorato e l’ottavo esportatore mondiale per quantità: la
produzione italiana (principali varietà Virginia e Burley) estesa su una superficie variabile tra
i 15 mila e i 18 mila ettari è poco più di 50 mila tonnellate l’anno provenienti da Veneto,
Umbria e Campania. Il tabacco italiano è considerato tra i migliori al mondo e le sigarette
“made in Italy” sono molto apprezzate nei paesi asiatici.
I fumatori restano una delle categorie più numerose del pianeta: sono 1,3 miliardi nel
mondo e, secondo l’ultima indagine Doxa, 11,7 milioni in Italia. I tre paesi con il maggior
numero di fumatori maschi sono Cina con 254 milioni, India con 91 e Indonesia con 50. Le
donne che fumano sono invece 17 milioni negli Usa e circa 14 milioni in Cina e India.
<< A livello globale il mercato delle sigarette è il più performante dell’era moderna: ha
toccato un giro d’affari di 770 miliardi di dollari e regge bene il confronto con le nuove
forme di economia >> – afferma Caputo Nassetti, a.d. di Swiss Merchant Corporation – << Il
Global Tobacco Index, che rappresenta l’andamento delle medie e grandi imprese attive nel
settore tabacco in 23 paesi sviluppati, è cresciuto infatti del 196,4% negli ultimi dieci anni,
più del doppio rispetto all’omologo indice del settore tech, il World Information Technology
Index che è aumentato “solo” del 94,4% >>.